Tocofobia, la fobia del parto
Un articolo di Jessica Saglieme, Pierluigi Caròla, Andrea Moi
La gravidanza è un momento molto importante e delicato per le famiglie e nel ciclo di vita delle donne che decidono o si trovano ad intraprendere questo significativo cambiamento.
A partire dalle modificazioni del corpo, passando attraverso il concetto di cambiamento e giungendo all’evoluzione e allo sviluppo emotivo e psicosociale della persona, questa fase influisce in modo significativo sul percorso futuro delle persone.
Durante questo viaggio, le donne in particolare possono trovarsi a vivere in prima persona esperienze sia positive che negative, perciò vale la pena in questa sede fare qualche approfondimento in merito.
Fra le diverse esperienze negative riscontrate, una di queste può essere legata alla sperimentazione di un livello di ansia intensa, con pensieri catastrofici collegati al momento del parto, una paura eccessiva e irrazionale nonché una generale avversione alle esperienze associate alla gravidanza e alla nascita di figli e figlie.
A partire dagli anni 2000 circa (Hofberg, K., & Brockington, I., 2000), questa forte paura del parto naturale è stata definita come Tocofobia (dal greco “tòkos”, parto e “fòbos”, fobia), e può manifestarsi in qualsiasi momento dei nove mesi di gestazione ed essere presente durante il parto stesso.
In alcuni casi (Grussu & Bramante, 2016), questa paura può essere associata alla paura di morire e può portare alcune donne a richiedere il taglio cesareo per il proprio parto (O'Connell et al., 2017; Rabinerson et al., 2014).
La letteratura ha individuato diverse cause di tocofobia: stress, paura del dolore dovuto al parto, esperienze sessuali spiacevoli, paura di una ri-attualizzazione degli eventi traumatici legati ad un precedente parto, ma anche precedenti esperienze ostetriche negative in generale, una conoscenza incompleta del parto, la paura da parte di operatorə sanitarə e la preoccupazione per la salute di bambini e bambine (Eriksson et al., 2006; Swift et al., 2017, Grussu & Bramante, 2016).
Nel corso del tempo, da parte di professionistə in campo sanitario c’è stato un approccio molto diversificato nei confronti di questo tipo di disagio.
Alcune persone in particolare fanno riferimento ad una legge del 2017 per garantire alle donne che accusano questa sintomatologia la libertà di scelta in riferimento alla tipologia di parto (LEGGE 22 dicembre 2017, n. 219, rivolta al diritto del paziente in ambito sanitario).
Nello specifico, la legge afferma che al medico spetta il compito di informare in modo comprensibile, aggiornato e completo la paziente “riguardo alla diagnosi, alla prognosi, ai benefici e ai rischi degli accertamenti diagnostici e dei trattamenti sanitari indicati, nonché riguardo alle possibili alternative e alle conseguenze dell’eventuale rifiuto” (art. 1, comma 3).
Spetta invece all’autonomia decisionale della paziente “il diritto di rifiutare, in tutto o in parte [...] qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario indicato dal medico per la sua patologia o singoli atti del trattamento stesso”.
Da questa legge emerge dunque la forte necessità di considerare a pieno titolo anche le esigenze della paziente.
Sarebbe quindi fondamentale adottare di conseguenza approcci personalizzati e integrati, che coinvolgano in modo massivo professionistə che operano nel campo della salute materno-infantile, insieme al supporto di specialistə della salute mentale che tengano conto non solo dell’indicazione del legislatore, ma anche del diritto decisionale della donna in merito.
A tal riguardo dunque, all'interno delle fasi di valutazione uno specifico supporto psicologico potrà fornire alla persona un ambiente sicuro e non giudicante in cui potrà esprimere le proprie emozioni, ottenere informazioni rassicuranti, ricevere sostegno emotivo e maggiori attenzioni nei confronti di questo importante disagio durante il periodo di gravidanza e che potrebbe pregiudicare la propria salute.
Tuttavia, occorre anche considerare la possibilità che il percorso psicologico non sia attivato nei tempi adeguati per una corretta preparazione, trattazione o intervento in questo senso: se questo dovesse accadere, la paura del parto naturale potrebbe compromettere la serenità della donna, causando stati di forte preoccupazione, nervosismo con la rievocazione di ricordi traumatici.
La natura multifattoriale di questo disagio, che influenza gli aspetti bio-psico-sociali e le paure legate al momento del parto, potrebbero inficiare le sensazioni positive che scaturiscono naturalmente in una fase così importante provocando effetti negativi sull'umore e sulle emozioni legate alla nascita.
Il rischio è che l’ansia sperimentata possa portare a gravi implicazioni rischiose per la diade, come l’allungamento dei tempi di travaglio, la depressione post-partum, la possibilità dell’insorgenza di attacchi di panico.
In questa situazione estrema infatti, il parto naturale potrebbe non essere adeguato affinché sia garantita la salute di entrambi.
A seguito di un percorso psicologico valutativo pertanto, le donne che ricevono una diagnosi di tocofobia possono richiedere allə specialista uno specifico documento che potrebbe essere utile all’èquipe medica per una valutazione più approfondita della tipologia di parto da proporre alla futura puerpera.
In conclusione, il nostro parere è che ogni donna abbia il diritto di vivere la propria gravidanza senza timore e nel pieno rispetto dei propri diritti: il trattamento della tocofobia dovrà pertanto rappresentare un ulteriore punto di partenza per poter vivere serenamente l'esperienza materna in modo sicuro e appagante.
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Andrea Moi
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Andrea Moi, Psicologo. Collabora con coop. sociali e scuole di tutta Italia nel supporto ad insegnanti e famiglie con interventi in classe, formazione in presenza e a distanza.
Nel Terzo Settore ha lavorato con associazioni e ONG sui temi del volontariato, progettazione, innovazione e formazione.
In qualità di relatore ha tenuto interventi in seminari e conferenze sulla violenza di genere e per nove anni è stato Giudice Onorario presso la Corte d'Appello sez. minori di Cagliari.
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Fonti:
Bhatia, M. S., & Jhanjee, A. (2012). Tokophobia: A dread of pregnancy. Industrial psychiatry journal, 21(2), 158.
Eriksson, C., Westman, G., & Hamberg, K. (2006). Content of childbirth-related fear in Swedish women and men—analysis of an open-ended question. Journal of midwifery & women's health, 51(2), 112-118.
Grussu, P., & Bramante, A. (2016). Manuale di psicopatologia perinatale: Profili psicopatologici e modalità di intervento. Edizioni Centro Studi Erickson.
Hofberg, K., & Brockington, I. (2000). Tokophobia: an unreasoning dread of childbirth: a series of 26 cases. The British Journal of Psychiatry, 176(1), 83-85.
Najafi, T. F., Dashti, S., Bolghanabadi, N., Rezvanifard, M., Andaroon, N., Abadibavil, D., ... & Bahri, N. (2021). Evaluation of the effect of cognitive behavioral therapy on tocophobia: A systematic review and meta-analysis. Archives of Psychiatric Nursing, 35(3), 255-260.
Poggi, F. (2021). Tra tutela della salute e rispetto dell’autonomia. La libertà di autodeterminazione femminile nella scelta della modalità del parto. BioLaw Journal-Rivista di BioDiritto, (1), 105-117.
Swift, E. M., Gottfredsdottir, H., Zoega, H., Gross, M. M., & Stoll, K. (2017). Opting for natural birth: A survey of birth intentions among young Icelandic women. Sexual & Reproductive Healthcare, 11, 41-46.
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