La mia prima commissione.

“Hajimete no Otsukai”, “Old Enough”, “Una giornata da grande”.
un articolo di Andrea Moi

Postato da Andrea Moi il 02.05.2022

La mia prima commissione.


La mia prima commissione.
La serie TV Netflix “La mia prima commissione” (“Hajimete no Otsukai”, presente su Netflix con il nome “Old Enough”, “Una giornata da grande”) è in certi momenti un balsamo per il cuore, in altri una riflessione sociale e culturale in altri ancora un domandarsi se è giusto limitare o limitarsi nel porre obiettivi complessi ed esporre ai rischi della “strada”. In tutti i casi, per chi ha figli, per chi li aspetta, per chi non ne ha ancora e per non chi non ne vorrebbe mai ne suggerisco la visione, per la lettura sociale che possiamo dare della nostra società, osservandone un’altra diametralmente opposta (una sorta di anatomia comparata).

“La mia prima commissione” è un format giapponese nato nel 1988 all’interno di un altro programma e che dal 1991 ha una programmazione a sé stante (quest’anno alla 31esima stagione, prodotta e distribuita da Nippon TV) che prevede che alcuni bambini e bambine (tra i due e i sei anni) vengano filmati durante la loro prima commissione (in accordo con i genitori, ogni movimento dei bambini è pianificato e previsto e monitorato in ogni istante del programma) nei pressi della loro abitazione, solitamente in piccoli villaggi di periferia.

Sono brevi episodi (tra gli otto e i venti minuti, la durata dipende dal tempo impiegato per svolgere la commissione) che si guardano velocemente, seppur in lingua originale sottotitolata.

Quello che sommariamente vedrete sarà:
- un format ironico, con voce narrante comica, che dialoga (in modo immaginario) con bambini e bambine, che parlano da soli/e per tutto il tempo;
- degli operatori e operatrici che corrono e si fanno in quattro per monitorare, mettere in sicurezza e allo stesso tempo filmare i bambini e le bambine impegnati/e nelle commissioni;
- dei rapporti genitoriali, totalmente diversi da quelli occidentali, che spingono all’autonomia e alla prevenzione delle situazioni, a volte al limite dell’eccesso;
- bambini e bambine che esplorano i propri paesi con rispetto (alcuni raccolgono i rifiuti), attenzione e desiderio di conoscenza;
- bambini e bambine orgogliosi/e di essere utili agli adulti;
- bambini e bambine che (giustamente) dimenticano, ma che a volte tornano indietro poiché si sono ricordati in ritardo di una parte del compito;
- bambini e bambine che, notando le telecamere, non si pongono il problema che siano lì per loro;
- un bambino che, pur di non toccare un pesce con le mani, se ne inventa di tutti i colori, al fine di trovare la strategia giusta;
- bambini e bambine che fanno merenda in autonomia con onigiri, altri prodotti del riso o altri alimenti naturali e sani;
- bambini e bambine (da soli o in coppia) che si lamentano per la stanchezza, si riposano, ma comunque sempre portano avanti il proprio compito;
- un turbinio di emozioni che vi potrebbe riportare al ricordo della vita lontana dalla città, semplice, viva, salutare.

Le letture che si possono dare a questo tipo di trasmissione sono molteplici, quelle che vi propongo e che mi hanno colpito sono:
- il feedback continuo e il riconoscimento della bravura o dell’intelligenza, all’inizio, durante o alla fine del compito (noi occidentali di contro, di fronte ad un bambino o bambina, molto più spesso diciamo “ma che bello/a che sei!”);
- la tendenza a dare degli obiettivi e a seguire (fisicamente o con lo sguardo) i bambini e le bambine, ma non dare “aiutini” prima della fine del compito;
- la grande attenzione per la prevenzione (sanno attraversare la strada praticamente dai due anni e mezzo in su), promozione della salute (hanno abitudini alimentari che io invidio) e buone prassi (fattori di protezione) alimentari, sociali e fisiche;
- la tendenza a sfiorare il limite della demotivazione con compiti di difficoltà estrema (tre o quattro fermate prima di tornare a casa, per la prima commissione).

Ovviamente nessuno pensa, nemmeno per un minuto, di sostituire i modelli culturali con quelli che vediamo alla TV, la riflessione che pongo è, piuttosto, su quello che siamo, come lo siamo diventati e perché. I modelli culturali che stiamo offrendo alle nuove generazioni sono funzionali? Le nuove generazioni stanno perseguendo dei modelli di salute funzionali? Lascio a voi la parola…

Fonte:
https://www.netflix.com/it/title/81506279?s=a&trkid=13747225&t=wha&vlang=it&clip=81582861

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Andrea Moi​
Dott. Andrea Moi - Consulenza e supporto psicologico​

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