1000 giorni per la Salute.

Promozione, genitoralità, allattamento nei primi 1000 giorni.
un articolo di Andrea Moi

Postato da Andrea Moi il 25.03.2022

1000 giorni per la Salute.


1000 giorni per la Salute.
Il viaggio che ci porta alla Salute inizia ben prima del momento del parto, è una scontatezza dirlo. Ma diciamocelo, e cerchiamo di capire a fondo a cosa ci riferiamo.
Gli effetti delle strade che percorriamo durante questi 1000 giorni possono essere duraturi e possono permanere per intere generazioni e comunità. Esagerato? No, e vedremo poi perché.
Infatti è indicazione della letteratura che le buone pratiche di Salute e l’attenzione ai fattori protettivi possano prevenire, tra le altre, malformazioni congenite, nascite pretermine, basso peso alla nascita e mortalità neonatale, essere fattore di prevenzione per la morte in culla (SIDS), obesità, malattie ormonali, difficoltà cognitive e disturbi del neurosviluppo, infezioni, problemi respiratori e malattie infettive.
I primi 1000 giorni sono “la prima finestra di sviluppo del/lla bambinə, che è caratterizzata dalla fase di costruzione degli organi, in primo luogo del cervello e delle loro funzioni che nella loro plasticità risentono dell’esposizione a un ampio spettro di fattori, positivi o negativi, che in molti casi possono essere controllati”. L’obesità, ad esempio, può essere decisamente influenzata da una alimentazione non controllata in gravidanza, dal mancato allattamento o dall’esposizione di sostanze non salutari.
Ma più in generale lo sviluppo di tutte le nostre competenze di base sono fortemente influenzate dalle esperienze precoci del/lla bambinə, dalle sue interazioni con l’ambiente, con i familiari, con il cibo, sia a livello fisico, cognitivo, che relazionale, linguistico, motorio, sociale ed emotivo.
Il corretto sviluppo è conosciuto anche con l’acronimo ECD (Early Childhood Development) ed è strettamente legato alla salute fisica, mentale e sociale delle persone in tutto l’arco della vita.
Possiamo quindi asserire, senza timore di smentita, che dal concepimento ai primi due anni di vita (circa 1000 giorni) siamo di fronte ad un “investimento” che non ha solamente una ricaduta individuale, ma ha riflessi importanti sulla famiglia, sull’economia, sullo sviluppo psico-educativo, sui diritti, sulla nutrizione, sull’ambiente, sulle politiche sociali, sulla Salute.

Cosa influenza il corretto sviluppo e/o le disuguaglianze nei primi 1000 giorni?
1 - I genitori e i comportamenti di Salute adottati. La salute fisica e mentale degli stessi influenza il corretto sviluppo, così come il livello di scolarizzazione, il reddito, un’abitazione adeguata, la presenza della famiglia allargata;
2 - Le reti sociali, la presenza di spazi verdi, di relazioni con il vicinato, di servizi assistenziali attivi e attenti, di servizi per l’infanzia;
3 - Il contesto politico, sociale e fisico di vita.
Questo scritto si concentrerà principalmente sul primo dei tre punti.

Psicologia della Salute
In Italia la cornice per la promozione della Salute è il PNP (Piano Nazionale della Prevenzione, 2020-2025). Il PNP “rafforza una visione che considera la salute come risultato di uno sviluppo armonico e sostenibile dell’essere umano, della natura e dell’ambiente (One Health) che, riconoscendo la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi come interconnesse, promuove l'applicazione di un approccio multidisciplinare, intersettoriale e coordinato per affrontare i rischi potenziali o già esistenti che hanno origine dall’interfaccia tra ambiente-animali-ecosistemi”.
La Strategia Globale per l’alimentazione sviluppata dall’OMS e dall’UNICEF invece raccomanda ai Governi di creare ambienti facilitanti per le madri e le famiglie, di promuovere interventi di sostegno da parte della comunità, sistema sanitario e pari e di fornire sostegno adeguato alle donne lavoratrici, congedi di maternità e paternità retribuiti, nidi nei luoghi di lavoro, possibilità di conservare latte e pause dedicate all’allattamento.
In un'ottica di benessere bio psico-sociale si intendono per “Nurturing Care” le “cure che nutrono”.

Grafico Nurturing Care Nurturing Care. Geneva: World Health Organization; 2018. Licence: CC BY-NC-SA 3.0 IGO. Traduzione italiana a cura di Anduena Alushaj e Giorgio Tamburlini (CSB onlus)

Esse partono dal concetto di salute bio psico-sociale (la sezione verde nel grafico), passando per l’alimentazione adeguata (sezione gialla, che include una parte sull’alimentazione materna, sull'allattamento esclusivo fino al 6° mese, sull’alimentazione complementare, sull’allattamento fino ai 2 anni e oltre, sulla dieta famigliare sana e sul contrasto alla povertà alimentare), la genitorialità responsiva (sezione azzurra, comprendente la capacità di genitori e caregivers di osservare la risposta ai movimenti, ai suoni, ai gesti, alle richieste del/lla bambinə), l’opportunità di apprendimento precoce (sezione rossa, che include le opportunità del/lla bambinə ad interagire con le persone, spazi od oggetti nel proprio ambiente, l’apprendimento attraverso relazioni, l’uso della madrelingua, la lettura precoce in famiglia, le buone pratiche musicali, la danza, il gioco appropriato all’età e l’accesso a servizi educativi di qualità), la protezione e la sicurezza (sezione blu dedicata a fondamentali quali il sonno, il trasporto sicuro, far dormire i neonati a pancia in su, il modo corretto di utilizzo dei seggiolini, la protezione agli incidenti domestici, la prevenzione al maltrattamento e abuso, il sostegno fisico e mentale dei caregivers).
Dobbiamo chiaramente avere un occhio di riguardo anche per i fattori di rischio, ostacolanti lo sviluppo, quali la povertà, l’insicurezza, le disuguaglianze di genere, la violenza, le sostanze tossiche ambientali, la fragilità genitoriale che possono ridurre la capacità del caregiver di proteggere, sostenere, promuovere il benessere e la salute del/lla bambinə.
Obiettivo finale della “Nurturing Care” deve essere quello di ridurre le disuguaglianze in grado di influenzare negativamente la traiettoria di sviluppo del/lla bambinə, riducendo le sue potenzialità. Punti importanti che possono essere fattori di protezione sono:
- La genitorialità responsiva, basata sullo scambio empatico e l’incoraggiamento. Essa è una base per un attaccamento sicuro e garanzia di sicurezza, interesse, curiosità, motivazione, serenità. Fanno parte di quest’area l’alimentazione responsiva (i caregiver devono essere sostenuti e informati su questo argomento, in particolare sulla scelta degli alimenti, sul comprendere quando il/la bambinə non vuole più mangiare, etc…), la protezione agli incidenti, il riconoscimento e la risposta alle eventuali malattie, le migliori opportunità di apprendimento e la costruzione di rapporti di fiducia e relazioni sociali;
- Comprendere, riconoscere e rispondere ai bisogni su nutrizione, sicurezza, interazione sociale, stimolazione cognitiva, regolazione emotiva, consolazione e affetto;
- Costruire le basi dell’apprendimento precoce già con il contatto visivo, rispettando i loro tempi e lasciando loro lo spazio di espressione;
- Partecipazione di entrambi i genitori ai momenti informativi, condivisione della quotidianità nei momenti dell’allattamento, nelle cure, nelle gestioni dei momenti domestici, dell’igiene, nella pratica dell’organizzazione di visite dei parenti o simili.

Come favorire il ruolo attivo di madri e padri nei 1000 giorni?
OMS e UNICEF danno le seguenti indicazioni per migliorare l’inizio di vita dei neonati e aiutano le madri a sentirsi supportate e competenti:
- favorire un’assistenza che tuteli la dignità, l’intimità, la riservatezza;
- utilizzare comunicazione comprensibile e rispettosa delle specificità culturali;
- dare la possibilità di essere accompagnata da una persona di fiducia durante il travaglio e parto;
- attuare strategie di controllo del dolore con modi farmacologici o non, mi duole far notare che molte madri segnalano che questa strategia, nonostante sia indicata da OMS e UNICEF, non sia totalmente applicata, causando così nelle stesse dei traumi importanti;
- dare la possibilità di muoversi o scegliere la posizione durante il travaglio;
- suggerire cibi leggeri e liquidi durante il travaglio.

Buone prassi nei 1000 giorni
1- Prendere l’acido folico da prima della gravidanza fino a tre mesi della gravidanza;
2- Non fumare e non bere bevande alcoliche (nemmeno in minima quantità) durante tutta la gravidanza e anche prima qualora fosse programmata;
3- Favorire il contatto “pelle a pelle” immediatamente dopo la nascita (anche prima del taglio del cordone ombelicale), sul petto scoperto della madre, a pancia in giù, fino al completamento della prima poppata (vale anche per chi non allatta e vale anche per i padri nei primi mesi di vita), per almeno un ora;
4- Favorire l’allattamento al seno (se possibile, se non possibile accertarsi di non fare nessun tipo di pressione psicologica) in posizione comoda e temporalmente costante (diurno e notturno) poiché la produzione di prolattina e ossitocina è proporzionale alla quantità di latte poppato. Il corpo materno sarà così un “luogo” regolatore, metabolico, comportamentale e relazionale, che favorirà la corretta crescita della diade. L’allattamento deve essere proseguito almeno fino ai sei mesi e continuato fino ai due anni e oltre;
5- Assicurare informazioni appropriate sull’allattamento a madri e/o padri;
6- Favorire la "separazione zero” e il “rooming-in” in ospedale e a casa lasciando che l’allattamento sia guidato dal/la bambinə;
7- Scoraggiare l’utilizzo di tettarelle, ciucci, paracapezzoli che possono interferire con l’attacco al seno e la produzione del latte, informare le madri su possibili effetti negativi, sempre dando attenzione a non fare nessun tipo di pressione psicologica qualora ci fossero delle limitazioni in tal senso;
8- Metterlo/a a dormire a pancia in su;
9- Promuovere nelle donne la fiducia nelle proprie capacità;
10- Affidarsi al personale sanitario se il/la bambinə è: apaticə, eccessivamente irritabile o insoddisfattə, le urine e le feci sono scarse (bagna meno di 5 pannolini nelle 24 ore), presenta febbre frequente, malessere evidente, crescita lenta, troppa distanza tra le poppate (meno di 8/12 volte nelle 24 ore);
11- La mamma deve richiedere supporto se ha: febbre o malessere evidente, dolore al seno o difficoltà con l’allattamento, dubbi sull’accudimento, eccessiva stanchezza, profonda tristezza;
12- Proteggere il/la bambinə in auto e in casa dai pericoli immediati;
13- Leggere spesso dei libri, già dai primi anni di vita

Transculturalità

Transculturalità
Le migrazioni e le emergenze sono un indice di aumentata vulnerabilità e, pur essendo delle condizioni teoricamente temporanee, possono ulteriormente aumentare se associate a condizioni socio-economiche basse.
Queste due casistiche presentano dei fattori di rischio legati all’accesso discontinuo o limitata accessibilità ai servizi e alle visite, alla violenza di genere, alla non aderenza alle raccomandazioni di salute basilari, alle caratteristiche culturali dei paesi di provenienza, a volte non protettive rispetto alle indicazioni di salute, ai diritti alle cure non sempre garantite, alla qualità delle cure ridotta.

Per le famiglie che si trovano in un Paese diverso dal proprio, la cura dei/delle bambinə può essere un fattore di difficoltà e potrebbe esistere la necessità di un supporto aggiuntivo e una mediazione linguistico-culturale. In questi giorni tragici si sta consumando una guerra nell’est Europa. Nelle città italiane (ed europee) è iniziato un percorso di accoglienza delle famiglie che fuggono dalla guerra, una dinamica non nuova per il vecchio continente.
La comunicazione transculturale, ricordiamo, ha sempre un’azione “trasformativa” nelle persone che hanno affrontato percorsi migratori e tra le culture interessante; è importante quindi evitare gli ostacoli a questo tipo di comunicazione quali stereotipi, pregiudizi, barriere linguistiche, assenza di operatrici femminili nel caso di colloqui con madri e figlie.
Gli/le operatori/trici della salute sono quindi coinvoltə in prima linea in un percorso completo e complesso di individuazione e tentativo di raggiungimento della Salute.
A livello operativo la comunicazione deve essere il primo strumento da tenere sotto controllo, per questo l’attenzione deve essere posta su:
- differenza tra informare (dare delle informazioni) e comunicare (instaurare un dialogo “comune”): le persone che abbiamo di fronte non sempre hanno chiaro questa differenza, ecco perché l’assertività deve essere utilizzata con cautela e attenzione;
- saper dosare con attenzione il “non comunicare”, che è un messaggio comunicativo importante;
- (questo mi duole dirlo) le professioni sanitarie spesso non utilizzano in modo efficace il “come” si comunica “cosa”: il modo che abbiamo di comunicare un'informativa, una notizia di Salute, una situazione verificatasi in un certo contesto è di FONDAMENTALE IMPORTANZA per chi riceve queste comunicazioni, in particolar modo se queste persone non hanno la nostra stessa cultura. Utilizzare un canale empatico è un valore fondamentale, anche in merito alla Salute, se si appoggia un modello bio-psicosociale. Dobbiamo ancora lavorare tanto su questo punto nella sanità italiana (ribadisco: mi duole doverlo sottolineare). Migliorare le proprie modalità comunicative deve essere un obiettivo per tutti e per tutte;
- comunicare cercando di non innalzare delle barriere culturali e linguistiche, il supporto di un/una mediatore/trice linguistico e culturale potrebbe essere una risorsa importante;
- ricordare che l’alimentazione complementare potrà essere culturalmente sensibile, ossia la famiglia potrebbe richiedere l’uso di prodotti della cultura gastronomica d’origine;
- dare fiducia e sostegno, rinforzare quanto i genitori fanno in modo corretto, dare informazioni concise e comprensibili, pochi suggerimenti e rispettosi della cultura di appartenenza e, ovviamente, dare qualche aiuto pratico o gentilezza;
- utilizzare strategicamente la comunicazione non verbale (sedersi vicino o allo stesso livello della madre/padre, rimuovere barriere o ostacoli frontali, dare la massima attenzione anche con il volto, non mostrare fretta anche se si è in emergenza, non forzare il contatto fisico se la cultura non lo ritiene adeguato anche in rispetto del genere), l’utilizzo di domande aperte (preferire “come va con…” anziché “va bene con…”), mostrando interesse o anche riformulando quanto si è compreso, utilizzare l’empatia e la sospensione del giudizio (evitare parole giudicanti sia nel senso positivo che negativo quali “bene, giusto, male, sbagliato” e preferire sempre domande aperte quali “come sta andando?...”);
- monitorare gli stereotipi e i pregiudizi che possono essere utilizzati in ambito sanitario e cercare di favorire la circolarità delle informazioni nei luoghi in cui pensiamo ci siano;
- favorire la comprensione, ottenimento ed elaborazione della letteratura di Salute e delle normative del Sistema Sanitario Nazionale.

Tutte queste misure comunicative dovrebbero essere adottate per raggiungere i risultati di ascolto attivo dei bisogni, comprensione, fiducia e supporto, avendo chiaro che le indicazioni di Salute non sono degli standard uguali per tuttə da perseguire ad ogni costo, ma una delle tante possibili strade individuate all’interno delle pratiche evidence-based.
Ultimi tre suggerimenti: ascolto, ascolto, ascolto.

Allattamento
La Strategia Globale per l’alimentazione raccomanda:
1- allattamento al seno, dove possibile, nei primi sei mesi;
2- proseguire l’allattamento al seno fino ai due anni (e oltre) e integrare la dieta con cibi sicuri, controllati e salutari;
3- promozione delle corrette pratiche in tutti i contesti.
Alcune persone, di fronte a questi dati, potrebbero subito pensare che siano indicazioni scontate… Invece, secondo il Sistema di Sorveglianza 0-2 anni dell’ISS, in 11 Aree italiane (Regione Piemonte, Valle d’Aosta, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia, Sardegna e Provincia Autonoma di Trento) solo il 23,6% delle famiglie praticano l’allattamento fino a 4-5 mesi compiuti, il 31,3% praticano l’allattamento nella fascia 12/15 mesi e l’11% non ha mai allattato.

Quali atteggiamenti promuovere nelle madri durante l’allattamento?
- posizionare le braccia “a nido”;
- spostare e avvicinare il/la bambinə in posizioni più comode;
- appoggiarlə a sé e guardarlə;
- annusarlə;
- accoglierlə salutandolə;
- imitarlə;
- lasciare esprimere il pianto, il rilassamento, il risveglio graduale, la fase di attività, il successivo riposo, l’avvicinamento al seno, la familiarizzazione, la poppata e il sonno successivo, in questa successione.

Cosa deve mangiare una donna in allattamento?
Niente di speciale. Il fabbisogno aumenterà di +500 Kcal al giorno, a partire da questo si devono preferire prodotti freschi e di stagione (frutta e verdura), assumere liquidi frequentemente, avere una dieta varia così da favorire la formazione di prebiotici specifici e il futuro microbiota intestinale del/la bambinə.

Quando pianificare il passaggio all’alimentazione complementare?
Il cambiamento dell’alimentazione dovrebbe rispondere a criteri di:
- tempestività: ogni famiglia deve valutare quando il bisogno di calorie e di nutrienti supera l’apporto proveniente dall’esclusivo allattamento ed iniziare nel momento più opportuno al/alla bambinə;
- adeguatezza: il cibo deve essere adeguato al/alla bambinə in misura di calorie, proteine e nutrienti;
- igiene: devono essere garantite le condizioni igieniche del pasto;
- rispetto: dei segnali di appetito, sazietà, frequenza di somministrazione, quantità.

Casi particolari
- bambinə pretermine, con basso peso, con patologia o vulnerabile: è particolarmente importante l’allattamento per i fattori immunitari protettivi contenuti nel latte materno, per la digestione e l’assorbimento del latte nelle sue componenti di ferro e acidi grassi essenziali che sostengono lo sviluppo neurologico, per la regolazione dell’espressione genica tramite alcune molecole di microRNA contenute nelle cellule staminali pluripotenti del latte materno, per l’effetto di stimolazione dei sensi, l’azione calmante, la riduzione del dolore causato da eventuali procedure ospedaliere (prelievi o trasfusioni), effetti consolatori e di rafforzamento dell’unione (bonding) con la madre e/o famiglia;
- bambinə pretermine: nel caso specifico il latte delle madri che hanno partorito pretermine hanno più proteine delle partorienti a termine. Il latte ha caratteristiche maggiormente anti-infettive di cui il/la bambinə ha bisogno. Se non è possibile il rooming-in è molto importante spremere il latte subito dopo la nascita (1-2 ore dal parto), anche poche gocce (colostro) possono essere fondamentali per la fiducia della madre e per l’imprinting alimentare;

Cosa fare se non è disponibile il latte materno (prima ipotesi in assoluto)?
In ordine di importanza preferire le seguenti alternative:
1- latte donato da un’altra madre (o dalle banche del latte umano donato);
2- sostituti derivati dal latte vaccino o altre specie animali o di derivazione vegetale approvata da regolamentazione europea;
3- idrolisati proteici;
4- alimenti dedicati a bambinə con specifiche patologie (malattie metaboliche rare, necessità di supplemento per nascita pretermine, decesso della madre in assenza di latte umano donato, infezione da HIV salvo diversa indicazione medica, malattia materna grave, farmaci somministrati alla madre con controindicazioni).

Alimentazione complementare
Già dai sei mesi, non appena il/la bambinə è in grado di stare sedutə ed è capace di portare alimenti alla bocca, potrà stare sedutə nel seggiolone o in una sedia incassata nella tavola, in braccio alla mamma o al papà.
La tendenza a raggiungere gli alimenti, a portarlo alla bocca sarà la guida per la curiosità del provare nuovi cibi, imitando i propri genitori.
Proporre un modello di alimentazione responsiva, facendo decidere al bambino quando non ne vuole più, limitandosi a gestire i ritmi e la durata dei pasti.

Miti da sfatare
1- Svezzamento/divezzamento/Alimentazione complementare sono parole diverse per lo stesso concetto.
Di recente la letteratura scientifica e i/le professionals della salute stanno sostituendo i due termini usati maggiormente (“svezzamento” e “divezzamento”) con alimentazione complementare. Perché questa scelta? Perché rappresenta meglio la dinamica di “introduzione di cibi solidi” e non propriamente un abbandono del latte materno come suggeriscono le prime due opzioni.
2- La pubblicità non influenza i comportamenti.
Ho scritto volontariamente questa frase in un modo contestabile. E’ chiaro che la pubblicità influenzi i comportamenti, questo è davanti ai nostri occhi ogni giorno, ma dobbiamo chiederci: in che modo? e nello specifico di questo argomento come dobbiamo comportarci?
Nel 1981 gli Stati aderenti all’OMS hanno sottoscritto il “Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno”, che regolamenta la commercializzazione e le pratiche connesse ai sostituti del latte materno, biberon e tettarelle al fine di assicurare alle famiglie che i/le lattanti abbiano una nutrizione sicura, adeguata e attenta alla salute ottenibile anche da una base di informazioni adeguate. Questo documento vieta o limita le strategie promozionali che possano indurre le famiglie a sostituire il latte materno con prodotti industriali (ad esempio campioni gratuiti, contatti con rappresentanti, slogan nutrizionali, etc…) e promuove indicazioni chiare sulla preparazione delle formule sostitutive.
3- False controindicazioni per l’allattamento materno (fake): Alcune persone riportano che non sia stato suggerito l’allattamento materno per positività all’antigene dell’epatite B o C, influenza, infezioni urinarie, miopia, ipotiroidismo, anestesia generale o locale come le cure odontoiatriche, ricomparsa delle mestruazioni o nuova gravidanza. Non esistono prove a supporto di queste teorie: le donne possono allattare normalmente.

Misure internazionali, nazionali e locali
- “Iniziative Amiche delle Bambine e dei Bambini (Baby-Friendly Initiatives), di OMS e UNICEF prevedono la promozione, protezione e sostegno dell’allattamento attraverso azioni integrate con Servizi Sanitari e Comunità;
- “Insieme per l’Allattamento”, di UNICEF, attivo in italia e basato sulle azioni previste nei Piani Nazionali e Regionali;
- “Genitori Più”, promosso dal Ministero della Salute e Regione Veneto, che propone azioni evidence-based che possano identificare alcuni fattori protettivi della salute quali:
a. assunzione acido folico
b. astensione da alcol e fumo in gravidanza e allattamento
c. promozione sicurezza in auto e casa
d. allattamento
e. posizione supina del lattante
f. vaccinazioni
g. lettura precoce in famiglia
- G-START, sostenuto dal Ministero degli Interni e dalla Commissione Europea, produce una serie di strumenti dedicati a donne e famiglie che si trovano nel sistema di accoglienza;
- “Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi 1000 giorni di vita”, documento di indirizzo per genitori, professionisti sanitari, decisori pubblicato dal Ministero della Salute;
- Guida dell’Infant Feeding in Emergency Core Group, strutturata in sei passi: 1. adottare o sviluppare politiche governative, multisettoriali sviluppate per guidare le emergenze; 2. formare il personale coinvolto nelle emergenze, quali operatori protezioni civile, vigili del fuoco, croce rossa e altre organizzazioni umanitarie; 3. coordinamento delle operazioni; 4. valutazione e monitoraggio dei bisogni; 5. proteggere, promuovere e sostenere l’alimentazione di lattanti e bambinə piccolə con interventi multisettoriali; 6. ridurre i rischi legati all’alimentazione con sostituti del latte materno;
- I Comuni dovrebbero sviluppare, all’interno del proprio Piano di Emergenza Comunale (PEC) una specifica sezione relativa alle procedure per l’alimentazione infantile in emergenza (AINE: Alimentazione Infantile In Emergenza) esplicitando le azioni pratiche che sono ritenute opportune (ad esempio sistema di tracciamento di donne in gravidanza o madri, dei lattanti, dei/delle bambinə piccolə, raccolta di informazioni sulle modalità di alimentazione, l’individuazione di aree di accoglienza dedicate alle famiglie, la riduzione dei rischi da alimentazione con formula artificiale);
- Le organizzazioni sociali, gli Enti del Terzo Settore che cooperano con le ASL devono sviluppare delle strategie per promuovere, proteggere e sostenere l’allattamento, formare operatori/trici sull’alimentazione infantile.

Cosa posso fare io?
1- Informarmi e veicolare solo informazioni certe e comprovate scientificamente. Ricordiamoci che i casi personali e i “sentito dire” sono solo la prova che ad alcune persone sia andata in quel modo, ma non che quella soluzione sia applicabile a tutte le persone. Tuttə noi siamo responsabili;
2- L’allattamento (quando possibile) e la genitorialità responsiva sono fattori protettivi della Salute. Ricordiamoci che un fattore protettivo non è una garanzia di sicura salute per tuttə, ma una indicazione che aumenterà decisamente le nostre probabilità di non incorrere in un rischio di Salute. Ad esempio non fumare è un fattore protettivo per il cancro al polmone, questo significa che non fumando si avranno meno probabilità di sviluppare il cancro, ma ciò non toglie che esistano tipologie di cancro al polmone che possano essere rilevate anche in soggetti non fumatori;
3- Proporre la lettura di articoli scientifici o di divulgazione, come questo, che possano aiutare i genitori ad essere maggiormente consapevoli, avere una informazione più completa, che possano favorire i fattori di protezione della salute e prevenire i fattori di rischio principali quali utilizzo di fumo, alcol, poca sicurezza stradale e domestica, mancato allattamento ed esposizione precoce a schermi di cellulari, tablet, etc…
4- Promuovere la partecipazione agli incontri di accompagnamento alla nascita a tutti i genitori, indicare loro i consultori familiari più vicini, promuovere, nel proprio Comune di residenza, l’adozione del Piano di Emergenza Comunale che preveda una parte sulla protezione, promozione e il sostegno all’allattamento.

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Andrea Moi​
Dott. Andrea Moi - Consulenza e supporto psicologico​

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Bibliografia

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- Sorveglianza Bambini 0-2 (https://www.epicentro.iss.it/sorveglianza02anni/0-2anni)

Placeholder text by Andrea Moi.
Graphics by Nurturing Care: World Health Organization, UNICEF, World Bank Group. Geneva: World Health Organization; 2018. Licence: CC BY-NC-SA 3.0 IGO. Traduzione italiana a cura di Anduena Alushaj e Giorgio Tamburlini (CSB onlus)..